L’ultima mossa della Commissione Europea punta a trasformare il risparmio privato in carburante per la crescita economica. L’idea, sulla carta, è semplice: invece di lasciare miliardi di euro fermi nei conti bancari o sotto il materasso, perché non convogliarli in investimenti strategici? Facile a dirsi, più complicato a farsi.
Prendiamo il caso di un pensionato francese con 30.000 euro in contanti nascosti in casa. Non si fida delle banche, dei mercati e tantomeno di Bruxelles. La Commissione potrebbe incentivarlo con obbligazioni sicure o sgravi fiscali per chi investe in fondi garantiti dallo Stato.
Il rischio? Se il meccanismo non è chiaro o percepito come un’imposizione, il pensionato continuerà a tenere i suoi soldi ben nascosti, fuori dal circuito economico.
Immaginiamo ora un risparmiatore italiano con 50.000 euro fermi sul conto corrente. Oggi riceve interessi bassissimi, ma con l’Unione del Risparmio potrebbe essere incentivato a investire in Green Bonds europei, obbligazioni emesse per finanziare la transizione ecologica. Con un rendimento garantito al 3%, lo Stato ottiene liquidità per le rinnovabili e il cittadino un investimento sicuro.
Il rischio? Se il mercato non crede nel progetto, gli interessi per rendere attrattive queste obbligazioni potrebbero salire, mettendo in difficoltà i bilanci pubblici.
Un fondo europeo per le PMI?
Una piccola impresa manifatturiera tedesca vuole acquistare nuovi macchinari, ma le banche offrono prestiti a tassi troppo alti. Grazie al progetto UE, una parte dei risparmi privati potrebbe confluire in un fondo sovranazionale per le PMI, offrendo finanziamenti agevolati a chi investe in innovazione.
Il rischio? Se la burocrazia UE si impantana, i fondi potrebbero essere gestiti con lentezza, lasciando le imprese senza liquidità quando ne hanno più bisogno.
Con il piano ReArm Europe, la Francia vuole potenziare la produzione di droni militari e missili per rafforzare la sicurezza europea. Come finanziarlo? La Commissione potrebbe proporre un fondo di investimento obbligatorio per i risparmiatori europei, simile ai contributi pensionistici, destinato alla difesa comune.
Il rischio? Se il sistema diventa obbligatorio, potrebbe essere percepito come un esproprio mascherato, scatenando la fuga dei capitali verso asset più sicuri come oro o immobili.
Incentivi fiscali per gli investimenti in borsa?
Un giovane professionista spagnolo con un buon stipendio risparmia ogni mese, ma evita la borsa per paura della volatilità. L’UE potrebbe introdurre agevolazioni fiscali per chi investe in azioni europee a lungo termine, creando un flusso di capitale verso aziende strategiche come Airbus o Siemens.
Il rischio? Se i mercati crollano, i piccoli investitori si ritrovano con perdite pesanti, mentre le grandi istituzioni finanziarie ne escono indenni.
L’Unione del Risparmio e degli Investimenti ha il potenziale per ridisegnare l’economia europea, ma il vero banco di prova sarà la fiducia dei cittadini. Se i risparmiatori percepiscono il progetto come una manovra per mettere le mani sui loro soldi, il risultato sarà il contrario: più contanti sotto il materasso, più oro nei caveau, più capitali all’estero. E Bruxelles si ritroverà con una riforma vuota e l’ennesima lezione su come la finanza non si comanda per decreto.
di Marco Pugliese
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